DALL'ENCICLICA
REDEMPTORIS MISSIO (n. 37)
Aree culturali, o areopaghi moderni. Paolo, dopo aver predicato in numerosi
luoghi, giunto ad Atene, si reca all'areopago, dove annunzia il Vangelo, usando
un linguaggio adatto e comprensibile in quell'ambiente (cfr. At. 17, 22-31).
L'areopago rappresentava allora il centro della cultura del dotto popolo ateniese,
e oggi può essere assunto a simbolo dei nuovi ambienti in cui si deve
proclamare il Vangelo.
Il primo areopago del tempo moderno è il mondo della comunicazione, che
sta unificando l'umanità rendendola come si suol dire "un villaggio
globale". I mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza
da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida
e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali. Le nuove
generazioni soprattutto crescono in modo condizionato da essi. Forse è
stato un po' trascurato questo areopago: si privilegiano generalmente altri
strumenti per l'annunzio evangelico e per la formazione, mentre i mass media
sono lasciati all'iniziativa di singoli o di piccoli gruppi ed entrano nella
programmazione pastorale in linea secondaria. L'impegno dei mass media, tuttavia,
non ha solo lo scopertine/copo di moltiplicare l'annunzio: si tratta di un fatto più
profondo, perché l'evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende
in gran parte dal loro influsso. Non basta quindi usarli per diffondere il messaggio
cristiano e il magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso
in questa "nuova cultura" creata dalla comunicazione moderna. È
un problema complesso, poiché questa cultura nasce, prima ancora che
dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi
linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici. Il mio predecessore
Paolo VI diceva che "la rottura fra il Vangelo e la cultura è senza
dubbio il dramma della nostra epoca; e il campo dell'odierna comunicazione conferma
in pieno questo giudizio.